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PAMELA MARITATA 115


ho da staccarmi con pena dal fianco di mio marito. Mi convien perdere delle ore in una conversazione che non mi diletta, e se mi mostro sollecita di ritirarmi, anche1 la serietà degl’Inglesi trova facilmente su quest’articolo i motteggi e la derisione. Più al tardi compariscono le signore. Vengono accompagnate dai cavalieri, ma non ne ho veduta pur una venire con suo marito. Pare che si vergognino di comparire in pubblico uniti. Il mio caro Milord, che mi ama tanto, teme anch’egli di essere posto in ridicolo, se viene meco fuori di casa, o se meco in conversazion si trattiene. Mi conviene andare al passeggio senza di lui; due volte ho dovuto andare al teatro senza l’amabile sua compagnia. Questa vita non mi piace, e non mi conviene. Non ho inteso di maritarmi per godere la libertà, ma per gioire nella soavissima mia catena; e se in una grande città non si può vivere a suo talento, bramo la felicità del ritiro, e preferisco a tutti i beni di questa vita la compagnia del mio caro sposo.

Artur. Ah,2 se tutte le donne pensassero come voi pensate, che lieta cosa sarebbe l’accompagnarsi! Ma vedesi pur troppo comunemente il contrario.

SCENA II.

Isacco3 e detti.

Isacco. Miledi4.

Pamela. Che cosa e’è?

Isacco. Un’imbasciata.

Pamela. Qualche visita?

Isacco. Sì, Miledi5.

Pamela. Vi ho pur detto, che stamane non vuò ricevere nessuno.

Isacco. Ne ho licenziato sei; il settimo non vuol partire6.

Pamela. E chi è questi?

  1. Manca questo anche nella cit. ed. di Roma.
  2. Ed. cit.: Oh Madama ecc.
  3. Qui e sempre nella cit. ed. trovasi Falloppa, invece di Isacco.
  4. Ed. cit.: Signora.
  5. Nella cit. ed. si legge invece: Eh. Ci s’intende.
  6. Leggesi invece nella cit. ed.: Sì signora, ne ho licenziato ventuno, e questi, ch’è il ventidue, non se ne vuol andare.