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della Natura1. Voi conoscete la madre; voi amate i suoi parti; ecco l’origine dell’amore che mi portate. La fantasia, la fecondità, che in me vi piace di commendare, procedono da quel fonte inesausto, più liberale ad una pianta che all’altra, senza merito del cultore, ed io ricevo gli elogj vostri, come posseditore dei beni della Natura, in quella guisa che stimasi un uomo ricco, come depositario dei beni della Fortuna. Deggio non pertanto moltissimo ringraziarvi, e vi ho un’obbligazione infinita, poichè, dando voi a conoscere il tesoro che io posseggo, a me si danno gli applausi, che sarebbono con più giustizia alla mia Benefattrice dovuti.

Voi mi amate dal tempo che mi leggete, ed io vi venero, e vi ammiro, e vi studio dacchè avete arricchita delle opere vostre la Repubblica Litteraria. Voi siete, per comune consentimento di tutta l’Europa, lo scrittore più accreditato del Secolo; ha rinnovato la vostra penna l’aureo stile dei felici tempi d’Augusto, e voi solo, velocemente scorrendo per l’ampia via delle scienze, avete epilogato in voi stesso la faconda Oratoria di Cicerone, la grave sonora Epica di Virgilio, il soave metro d’Ovidio, la dolce Lirica e la Scenica cognizione d Orazio, e la Verità, e l’eleganza, e la storica precisione di Giulio Cesare. Il vostro stile, la maniera vostra di scrivere è originale; Voi sapete innalzarvi con maestà, ed abbassarvi con grazia, sapete unire la dolcezza alla forza, onde potete ad un tempo istruire, convincere, e dilettare. Si scorge ne’ scritti vostri il Filosofo, il Teologo, il Fisico, l’Oratore, il Poeta; Voi avete una mente Geometrica, un cuor libero e sciolto, una penna pronta e felice, e se cento uomini dotti in una facoltà si distinguono, voi state a fronte di tutti in ogni scienza, e in ogn’arte. Chi possiede e intende le vostre opere, può esser contento d’avere il modo d’apprendere col mezzo loro, e di erudirsi bastantemente con facilità, con diletto, e con sicurezza. La Natura vi ha lavorato, e l’arte ha perfezionato il lavoro. Se è vero di me quello che vi compiacete di dire, ambi siamo Figliuoli della medesima Madre, ma voi il Primogenito, ed io il Cadetto, anzi voi il primo, ed io

  1. Vedi la lettera di Monsieur Voltaire a c. 235.