Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/101


93

     «S’affaccia sul balcone: la testa incipriata
          scrolla, si morde i labbri; quindi siede e ricama.
          Dunque ei non torna, al solito, pentito? Oh, la serata
          burrascosa d’ieri!... Meglio!... Forse non l’ama
     più nè pur essa!... Ei giunge. Fra lieta e corrucciata
          or la coppia sorride: ma ben presto richiama
          qualche pensier sofistico: da capo una scenata,
          pianti, ripicchi. — Adori il conte! — E tu la dama! —
     Così di baci e sgraffi l’amor vive. L’amore!...

(Corriere di Roma, 26 dicembre 1885).

Più d’una volta questi Innamorati resero omaggio al loro autore in occasione del primo centenario della morte e del recente bicentenario della nascita. Con essi onorò il Goldoni nel 1893 a Torino la Compagnia Marini (cfr. num. unico edito dal Ferino, p. 18) e al Nuovo di Firenze la Comp. Lombardi-Pavoni davanti «un pubblico enorme e con un successo idem» (Gazzettino d. arte dramm., Roma, 15 genn.; v. anche Corriere italiano, Firenze, 7-8 genn.). Nel 1907 la diede al Teatro Rossini di Livorno la Comp. Calabresi [Fabrizio] — Severi [Eugenia] con discorso di C. Guetta; al Salvini di Firenze l’eseguirono gli allievi della Scuola di recitazione diretta da Luigi Rasi. Il programma di questa recita venne riprodotto nell’opuscolo contenente il discorso commemorativo di E. Masi (Barbera, 1907).

Furono cari assai quest’Innamorati in ogni tempo ai Filodrammatici, il cui zelo, si sa, cresce con le difficoltà (cfr. Gandini, Cronistoria dei Teatri di Modena, 1873, voi. 2, p. 154; rec. del 16 febbr. 1824; Martinazzi, Accad. de’ Filodramm. di Milano, 1879, p. 119; ree. del 26 luglio 1804; Prinzivalli, Accad. filodrammatica romana. Terni, 1888, pp. 55 [1836], 72 [1847, due recite], 716 [1885]) e ai Filodrammatici romani non isdegnò d’unirsi una volta anche Cesare Rossi (cfr. Corriere d’Italia, 2 febbr. 1907, notizia di V. Prinzivalli). D’una rappresentazione degl’Innamorati in casa di Giuseppe Chiarini nell’estate del l880 a Livorno, presente Augusto Franchetti, resta, documento simpatico, una lirica di Guido Mazzoni che vi recitò la parte del Conte («Recitando gli Innamorati del Goldoni» Poesie, Bologna, 1904, p. 121).

Altri artisti di grido non comparsi in questa rassegna provarono l’arte loro nella nostra commedia. Ricordiamo intanto, tra gl’interpreti che l’autore ebbe presenti scrivendola, Antonio Martelli [Fabrizio], famoso Brighella (Bartoli, Notizie istoriche de’ Comici italiani, Padova, 1782, voi. 2, p. 30), il Lapy, del quale Antonio Piazza abbozzò questo poco lusinghiero ma vivo ritratto: «... uomo assai famoso per la sordidezza della sua avarizia e per la sua temerità di metter mano negli altrui scritti. Barbiere di professione, passò dalla bottega al teatro, mettendosi la maschera del Dottore, perchè sapeva parlar bolognese. Il celebre Goldoni, inimitabile a ben vestire anche i corpi più mal fatti, si valse di quella rozza per la sua Curcuma nella Sposa persiana, e per Succianespole negl’Innamorati. In que’ tempi, che bastava assai poco a far ridere, colui ebbe fortuna. Magro quanto il digiuno, con una faccia secca e intagliata, affettando una voce sottile, e camminando come le anitre che menano sempre la coda, non ci volle di più, perchè il popolo gli battesse le mani» (Il Teatro, ovvero fatti di una Veneziana che lo fanno conoscere. Venezia, 1778, tomo II, pp. 12, 13).