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88 ATTO QUINTO
Vedi se vuol salire; e se partir destina,

Sollecito mi avvisa. Non ti fermar. Cammina.
(il servitore parte)
(Trovomi in questo giorno pieno di confusione). (da sè)
Riccardo. Par che siate turbato.
Conte.   D’esserlo ho ben ragione.
Riccardo. Perchè?
Conte.   Disgrazia simile certo non mi aspettai.
(Principiam la lezione). (da sè)
Riccardo.   Eh, non parliam di guai.
Oggi con queste donne il dì si è consumato;
Fare non si è potuto il giro divisato.
Lo farem questa sera.
Conte.   A che mai son ridotto?
(si abbandona sopra una sedia)
Riccardo. Fate il piacer di mettere due bollettini al lotto.
Una bella ragazza mi pregò ieri sera
Di compir questa lista di certa tabacchiera.
L’averà messa al lotto tre o quattro volte o sei.
Tocca a chi sa toccare, sempre rimane a lei.
Conte. Deh lasciatemi in pace.
Riccardo.   Vi è qualche novità?
Conte. Parmi di sentir gente.
Riccardo.   Vengono per di là
Rosina con sua madre, e la germana vostra.
Non fate questo torto all’amicizia nostra.
Confidatevi meco. Sì, di cuor ve lo dico:
Esponerò la vita, se occor, per un amico.

SCENA VII.

La Contessina Livia, Brigida, Rosina ed i suddetti.

Livia. Come! siete tornato? e a noi non dite nulla?

Brigida. È ben mortificata la povera fanciulla.
Livia. Quant’è che siete giunto? cos’è, non rispondete?
Siete molto confuso. German, che cosa avete?