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IL RICCO INSIDIATO 69
Potea povero e umile menar la vita a stento,

Ma senza insidiatori almen vivea contento.
Allor son più dolente, ch’esser credea giocondo.
Ah! non si dà compita felicitade al mondo.
Raimondo. M’inchino al signor Conte con umile rispetto.
Conte. (Ecco il sensale accorto, di cui pure ho sospetto).
(da sè)
Non ho tempo per ora; son altrove aspettato.
Raimondo. Due paroline sole, e presto è sollevato.
Conte. Un po’ troppo sollecita mi par la cura vostra.
Raimondo. Di quel che le bisogna, le ho recato una mostra.
Conte. O aspettate, o tornate.
Raimondo.   La spiccio immantinente.
Conte. Dove avete la roba? (con impazienza)
Raimondo.   Venite, buona gente.
(verso la scena; entrano varie persone con varie merci)
Conte. Che von tutti costoro?
Raimondo.   Son tutti principali.
Che han portata la mostra dei loro capitali.
Ho piacer che contratti, che veda, che capisca...
Conte. Ora non sono in caso....
Raimondo.   La prego, favorisca.
(lo tira in disparte)
Non perda l’occasione, ch’è una fortuna vera.
Son tutti mercadanti tornati dalla fiera.
Bisogno han di monete, e per necessità
Daran le loro merci per men della metà.
Conte. Che tornino più al tardi.
Raimondo.   Bene, facciam così:
La roba che han portata, facciam che resti qui;
Poscia ritorneranno.
Conte.   In casa mia non voglio,
In dubbio di comprare, aver codesto imbroglio.