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482 ATTO QUARTO
Madama. A me che preme?

Tognlno.   Se a vossignoria
Non importa ii mangiar, sia con rispetto.
È una stoccata per la gola mia.
Quando ritorno, ritrovar mi aspetto
Divorati in cucina infino gli ossi:
Pare che lo facciate per dispetto. (via)
Madama. Gran mala cosa, che da sè non puossi
Far sue faccende senza di costoro,
Che han propriamente pel bastone i dossi,
E vonno esser pagati a peso d’oro;
E se tarda il salario, o la derrata,
I monellacci pagansi da loro.
Mi ha cotesto birbone inquietata;
Bramo di riveder Ridolfo mio,
E temo sempre d’esser corbellata.
Non ho per questo di mangiar desio;
Mangerò, quando avrò vicino al desco,
Se la sorte lo vuol, lo sposo anch’io.
Il mio germano in verità sta fresco,
Se crede che per tutti i giorni miei
Voglia star sola a ridere in cagnesco.
Che venisse Ridolfo i’ bramerei:
Frattanto che alla tavola sen stanno,
Il tempo e il loco stabilir potrei.
Filippino e Rosalba cosa fanno
Soli colà dagli altri dipartiti?
Parleranno d’amore, e non m’inganno.
Pare che sian rimasti intimoriti,
Perch’io li ho discoperti. In mia presenza
Esser non pon soverchiamente arditi.
Vengono a questa volta; indifferenza
Mostrerò seco loro, e vo’ vedere
Se usan meco rispetto, o escandescenza.