Levatemi dal ballo, se potete;
Per il resto son pronta onestamente.
Tutto fare per voi quel che volete.
Fabrizio. Dite la verità sinceramente:
Abborrite il teatro in generale,
O vi spiace il ballar singolarmente?
Felicita. Spiacemi quella cosa ch’io fo male;
Se sapessi ballare, ballerei;
Che anzi i’ son del teatro parziale.
Fabrizio. Voi non siete discara agli occhi miei;
E se sperassi di esser bene accolto,
Quel ch’ho nel cuore vi confiderei.
Felicita. Sentir adesso in verità mi aspetto,
Che piantar mi vogliate la carota,
Di arder per me d’un improvviso affetto.
Non mi crediate cotanto idiota;
Se vi piaccion le celie e i ghiribizzi,
Ho anch’io la lingua che al bisogno arruota,
E non occorre che nessun m’attizzi:
Noi faremo a giuocare all’altalena,
A chi sa meglio immaginar bischizzi.
Fabrizio. Ma perchè mai v’inquietate? Appena
Principiato ho a parlare, immantinente
D’esser beffata vi mettete in pena;
Di parlarvi d’amor non ebbi in mente.
Per un’altra ragion voi mi piacete.
Felicita. Come sarebbe a dir? (in collera)
Fabrizio. Placidamente. (acchetandola)
Impresario son io, come sapete,
D’opera musical; ma una commedia
Recitare in Pistoia ancor vedrete.
E se il mestiere del ballar v’attedia,
Se vi aggrada venir per recitante,
Certo non morirete dall’inedia.
Instruir vi farò da un commediante,