Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVI.djvu/47


IL RICCO INSIDIATO 41
Posto da me poc’anzi il Cavaliere al punto,

M’avria svelato il cuore, se voi non foste giunto:
Ora con voi si adira, non per il ver che dite,
Ma perch’ei volea dirlo, e voi lo prevenite.
Io che bramai soltanto saper la verità.
Contenta mi dichiaro di sua sincerità.
So che gli son molesta, so che la sua fortuna
Lo rese in pochi giorni amabile a più d’una;
E so che i buoni amici, che stanno a lui d’intorno,
Non amano vedermi frequente al suo soggiorno.
Addio, Conte.
Conte.   Restate.
Felicita.   No, lo chiedete invano.
Vi amo, ma non mi lascio sedur da amore insano.
Il cielo vi difenda da inganni e da perigli;
Temete più di tutto i torbidi consigli.
Se alcun nella fortuna amico a voi si mostri,
Di voi non è seguace, ma sol de’ beni vostri.
Chi vi sfuggiva un giorno, dolente e sfortunato,
La vostra confidenza non merta in miglior stato.
E ingrato ai benefizi degli astri men severi,
Vi rende l’ingiustizia che fate ai più sinceri.
Per zelo, per amore vi parla il labbro mio;
Un dì conoscerete chi vi vuol bene. Addio, (parte)

SCENA VI.

Il Conte Orazio e Riccardo.

Conte. Ecco; per voi sdegnata dagli occhi miei s’invola.

(in atto di seguirla)
Riccardo. Prima di seguitarla, udite una parola.
Conte. Che vorreste voi dirmi?
Riccardo.   Sembra a quei detti amari
Dir voglia, ch’io l’amore faccia ai vostri danari.
Di me render procura sospetta l’amicizia.
Crediam che ciò provenga da amore, o da malizia?