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LA SCUOLA DI BALLO | 463 |
Mi direte, signor, ch’io v’ho seccato.
Conte. No no, per dir il ver, un certo misto
Mi ha nel vostro parlar maravigliato.
Ma la ragion della domanda ho visto;
Se il fondo è buono, come in voi mi pare,1
Il fin non posso dubitar sia tristo.
Non è cosa ben fatta il domandare;
Ma in certi casi.... Via, ve la perdono.
E saprò in avvenir quel che ho da fare.
SCENA V.
Monsieur Rigadon e detti.
Servo del signor Conte.
Conte. Riverisco.
Rigadon. L’avete ringraziato del suo dono? (a Giuseppina)
Conte. Non parlate di ciò, ve l’avvertisco:
Sì lieve affar non merita la pena.
Rigadon. Al mio giusto dover non preterisco. (con una riverenza)
Giuseppina, di brio la casa è piena.
Ho accordato a ballar sapete chi?
Se vel dirò, lo crederete appena.
Felicita anderà fuori di qui
Per prima ballerina.
Giuseppina. Ove?
Rigadon. A Pistoia.
Giuseppina. Mi burlate, signor?
Rigadon. Ella è così.
Giuseppina. E quanto hanno esibito a questa gioja?
Rigadon. Son cinquanta zecchini, e ben pagati,
E la metà non me la leva il boia. (mostra danaro)
Giuseppina. Convien essere al mondo fortunati;
- ↑ Ed. Zatta: Se il fondo è buon ecc.