Fabrizio. Voi fate dunque de’ prodigi strani.
Ho studiato degli anni, ed ho fin ora
Resi gli stenti dei maestri vani.
Ridolfo. Per dir la verità, non vidi ancora
Un uom più franco in simile mestiere.
Rigadon. S’ella comanda, principiamo or ora.
Ridolfo. Camminato ha fin or più del dovere.
È stanco, non è ver? (a Rigadon)
Fabrizio. Passabilmente.
Ridolfo. Via si riposi, e pongasi a sedere. (Fabrizio siede)
Eh monsieur Rigadon, ditemi intanto
Ch’ei riposa. Felicita s’è poi
Perfezionata?
Rigadon. Cospetto! è un incanto.
Fino dal primo dì, sapete voi
Che abilità si conosceva in lei.
Ora fa quel che vuol co’ piedi suoi.
Ridolfo. Forse per essa occasione avrei:
La dareste per prima ballerina?
Rigadon. Se la pagasser bene, la darei.
Ridolfo. Quanto pretendereste?
Rigadon. Ier mattina
Domandato ho per lei cento zecchini.
Ridolfo. Basteria di zecchini una dozzina?
Rigadon. Andate ad esibir questi quattrini
Ad una sciocca che ballar non sa;
Voi mi fareste uscir fuor dei confini.
Fabrizio. Ridolfo.
Ridolfo. Mio signor.
Fabrizio. Venite qua.
(Diamine, gli esibiste troppo poco).
Ridolfo. (Lasci far il mestiere a chi lo fa).
Fabrizio. (È brava?)
Ridolfo. (È un capo d’opera).
Fabrizio- (Ci giuoco,