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media fu gustata immensamente: avevo, alla prima recita, due o trecento persone interessate ad applaudirla; il successo non poteva mancare» (Memorie, P. II, cap. 25).

Se ne’ frequenti aperti contrasti fra la tarda Vita e le testimonianze autobiografiche sincrone, le ultime trovano di necessità maggior fede, di fronte ad asserzioni recise e particolareggiate, come la presente, l’incredulità par quasi irriverenza. Ma come respingere il sospetto che nelle linee citate il pensiero nostalgico di Venezia e della sua gente, a tanta distanza di tempo e di luoghi, trasfiguri quasi la commedia, al Goldoni ricordo sensibile e presente della giocondissima festa, e ne accresca al di là del vero il valore e la fortuna?

Se non il plauso del pubblico, la garbata veste dialettale bastò a procacciar ai Morbinosi il favore dei critici. Misurato e giusto l’apprezzamento del Royer: «Tout le mérite de cette bagatelle consistait naturellement dans le sel des détails locaux et dans la gàité du dialecte» (Hist. univ. du Théâtre, Paris, 1870, vol. IV, p. 298). Perchè forse troppo fedele alle Memorie, ne esalta invece il merito il Calanti, mentre condanna la Donna di governo (op. cit., pag. 245). E addirittura tra «le migliori» commedie del Veneziano, secondo L. Brosch (C. G. Beilage z. Allg. Zeitung, München, 23 febbr. 1907). «Leggere e graziosissime» questa e le Morbinose qualifica il Nocchi (Comm. scelte di C. G., Fir., 1895, p. XXI). Della nostra tien assai conto pur l’autorevolissimo Ortolani che per entro alle sue scene cerca testimonianze alla vita settecentesca veneziana, della quale è così perfetto conoscitore. La sua analisi s’indugia intorno alla figura di Brigida, la virtuosa, che con preoccupazioni più economiche che amorose mette una nota malinconica nel mondo dei «morbinosi». Di fronte al realismo del Goldoni, le donne di teatro, frequenti nelle sue commedie, perdono quel fascino che l’illusione scenica conferisce loro. Quasi sempre agisce in esse apertamente e solo l’interesse. Ma non senza qualche pietà il malizioso commediografo descrive la loro calcolata civetteria. «Il habitue les spectateurs - avverte il Dejob - à voir en elles de pauvres diablesses, si l’on me passe cette expression, toutes préoccupées de leur pain quotidien et pour qui l’on serait bien fou de se tuer ou simplement de se ruiner» (Les femmes dans la comédie, ecc., Paris, 1899, p. 225). Questa Brigida merita poi più indulgenza ancora delle altre. Le parole con le quali accenna alla madre, causa della sua sciaguratissima esistenza, «rivelano - nota l’Ortolani - troppa infamia sociale per dover fare a lei accusa delle sue colpe» (Della vita e dell’arte di C. G., Venezia, MCMVII, p. 91).

Non si conoscono traduzioni di questo lavoro e la completa mancanza di testimonianze lascia credere che la sua vita scenica sia stata brevissima.

E. M.


I Morbinosi furono stampati la prima volta nel 1763, a Venezia, nel t. IX del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. C. Goldoni edito dal Pitteri: uscirono l’anno stesso nuovamente impressi a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino, t. IX), e più tardi a Torino (Guiberl e Orgeas VI, 1775) a Livorno (Masi XXVIII, 1792) a Venezia ancora (Zatta cl. 3, X, 1793) a Lucca (Bonsignori XXXI. 1793) e forse altrove, nel Settecento. - La presente ristampa seguì con maggior diligenza l’ed. Pitteri, anche per la grafia che in questa composizione mostrasi più conforme alla pronuncia veneziana, secondo l’uso moderno.