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I MORBINOSI 411
Ottavio.   Or or, d’amore in segno,

Anche contro di me prende un pezzo di legno. (a Lelio)
Lelio. Vuol bene ancora a voi?
Ottavio.   Chi sa?
Lelio.   Non ho sospetto;
Dategli in mia presenza qualche segno d’affetto.
(a Brigida)
Brigida. Ve dirò a tuti do quel che me vien in boca;
A vualtri paronzini1 burlarme no ve toca.
Cortesani d’albeo, scartozzi mal ligai2,
Se credè minchionarme, resterà minchionai.
Mo che gran matrimonio! mo che bella fortuna!
Sior Cavalier dal Sol, andè a sposar la luna. (parte)
Ottavio. Sempre più mi consolo.
Lelio.   Di che?
Ottavio.   Voi siete certo
Che di voi la Contessa ha conosciuto il merto.
Quanti vi son che cercano d’essere strapazzati;
Voi in genere di questo, siete dei fortunati.
Andiam le vostre nozze a preparar di volo.
La Contessa vi adora; con voi me ne consolo. (parte)
Lelio. Ti ringrazio, fortuna: se l’esser strapazzato
E dell’amor la prova, son più di tutti amato.
Cara Contessa mia, se da te amato io sono,
Sì, strapazzami pure, battimi, e ti perdono (parte)

Fine dell’Atto Terzo.


  1. Vol. II, 144, n. I.
  2. Vol. II, 144. Si vedano nel presente volume le Morbinose, a. II, fine sc. 5.