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390 | ATTO SECONDO |
Brigida. Vorla saver chi son? doman ghe lo dirò.
(Spero ancora che el Conte no me lassa cusi).
Lelio. (Appena l’ho veduta, subito mi ferì).
Posso goder intanto il piacer di servirvi?
Posso dopo pranzato venire a riverirvi?
Brigida. Perchè no? el xe patron.
Lelio. Vedo da tal bontà,
Che avete un cuor gentile al par della beltà.
Ed io vi userò sempre quell’umile rispetto...
SCENA IV.
Ottavio e detti.
Lelio. (Che tu sia maladetto).
Brigida. Cessa vorla, patron?
Ottavio. Non son per darvi intrico;
Sono, signora mia, di Lelio un buon amico.
Soggezion non abbiate; so tutti i fatti suoi.
Lelio, buon pro vi faccia. Mi rallegro con voi.
Lelio. Caro il mio caro Ottavio, se mi volete bene,
Fate il piacer d’andarvene.
Ottavio. So quel che mi conviene
((in atto di partire)
Brigida. Perchè el mandelo via? Mi no gh’ho suggizion.
Le visite onorate no le se fa in scondon.
La perdona, sior Lelio, co sto so bel parlar,
De ela e anca de mi la farà sospetar.
Ottavio. Dice ben la signora. (Mi pare e non mi pare
D’averla in qualche loco veduta a recitare). (da sè)
Posso saper chi sia? (a Lelio)
Lelio. Non lo so nè men io.
Ottavio. Come! non lo sapete?
Lelio. Nol so sull’onor mio.