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388 ATTO SECONDO
Lelio. Mi faresti un piacere? (a Tonin)

Toni.   Cossa vorla da mi? (con alterezza)
Lelio. Dove avete imparato a favellar così?
Andatemi a comprare un’oncia di melato,
Il resto ve lo dono; ecco mezzo ducato.
Toni. (El zergo l’ho capio). Semo un poco lontani.
Starò un pezzo a tornar.
Lelio.   Stateci fin domani.
Toni. Mo no la va a disnar? deboto sarà ora.
Lelio. Lascierei mille pranzi per star colla signora.
Toni. Sentela? (a Brigida)
Brigida.   L’ho sentio. No saveria el perchè.
Lelio. Perchè voi mi piacete.
Toni.   Vorla che vaga? (a Brigida)
Brigida.   Andè.
Toni. Vago a tor el tabaco. La resta qua con elo.
(Mi no lo voggio perder sto mezzo ducatelo). (parte)

SCENA III.

Brigida e Lelio.

Brigida. (Gh’ho bisogno de tuti in tel stato che son;

Ma però che sia salva la mia reputazion).
Lelio. Signora mia, perdoni, è sola o accompagnata?
Brigida. Xelo orbo? no vedalo?
Lelio.   Veramente è garbata.
Posso saper, signora, la vostra condizione?
Brigida.   Cossa gh’importa a elo?
Lelio. Ci ho anch’io la mia ragione.
Brigida. Elo, la me perdona, nol gh’ha da far con mi.
Lelio. Non ho che far con voi? potria darsi di sì.
Io sono un galantuomo. Molto voi mi piacete.
E se posso servirvi, dispor di me potete.
Brigida. Grazie, grazie, patron; grazie de sto regalo.
Ela no me cognosse, e la m’ha tolto in falo.