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LA DONNA FORTE | 325 |
SCENA IV.
Don Fernando e Fabrizio.
Ma avvertite, signore, non perderle il rispetto.
(va ad aprir la camera, ed entra dov’è la Marchesa)
Fernando. Costui che fa il politico, non ben capisco ancora.
M’irritò questa mane, fece l’onesto allora.
Ed or per me si mostra si docile e impegnato?
Credo che i sei zecchini lo abbiano lusingato.
È ver che anche stamane gli ho del danaro offerto;
Ma non sapea la somma, era il guadagno incerto.
Or, ch’io sia generoso, assicurarsi ei può.
Eh, che la chiave d’oro apre ogni porta, il so.
SCENA V.
La Marchesa e Fabrizio, ed il suddetto.
Io del padrone intanto vo a raffrenar lo sdegno.
(piano alla Marchesa)
Signor, accomodatevi. La dama, eccola qua.
(pone due sedie)
Sarò poco lontano. Vi lascio in libertà.
(entra dov’è il Marchese)
Fernando. Vi supplico, signora. (le fa cenno di sedere)
Marchesa. (L’ira con pena io celo).
(da sè. Siedono)
Fernando. Vi faceste voi male?
Marchesa. No, per grazia del cielo, (sostenuta)
Fernando. È ver che il quarto vostro sembra che sia poc’alto;
Ma pur per una donna è periglioso il salto.
Queste son della sorte rarissime mercedi.
Come cadeste al suolo?