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LA DONNA FORTE | 313 |
SCENA V.
Camera della Marchesa.
La Marchesa e Regina.
Regina. L’avete anche con me?
Marchesa. Ebber le mie sciagure l’origine da te.
Se tu non favorivi il perfido disegno,
No, non sarei caduta in sì funesto impegno.
Tu accordasti l’ingresso, ed il tuo cuore avvezzo
All’avarizia indegna, ne ha conseguito il prezzo.
Regina. Oh cospetto di bacco! Di voi mi maraviglio.
Son fanciulla onorata.
Marchesa. Tacere io ti consiglio.
Lasciami nello stato, in cui mi vuol la sorte.
Non temer che gl’inganni discopra al mio consorte.
Egli più non mi crede, sono al suo cuor sospetta,
E di voler si vanta contro di me vendetta.
Regina. Ma procurar io posso, salvo il decoro mio,
Ch’egli con voi si plachi.
Marchesa. Nulla da te vogl’io.
I testimon tuoi pari recano disonore.
Bastami l’innocenza, che ho radicata in cuore.
Vattene da me lungi, e i tuoi rimorsi, ingrata,
Siano la ricompensa di un’alma scellerata.
Regina. Mai più m’è stato detto quello che voi mi dite.
La finirò ben io, se voi non la finite.
Anderò via, signora, e si saprà il perchè.
(Ch’io di qua me ne vada, meglio sarà per me).
(da sè, e parte)