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LA DONNA FORTE | 311 |
Prosdocimo. Eh che non ho paura, se venisse il demonio.
Datemi i sei zecchini.
Fernando. Prima di darli, io voglio
Esser certo del fatto.
Prosdocimo. (Codesto è un altro imbroglio).
Signor, mi maraviglio. Voi non mi conoscete.
Servitevi d’un altro, se a me voi non credete.
Ma voglio i miei denari. (gridando)
Fernando. Taci. (Acchetarlo è bene.
A costo anche di perderlo, dargli il denar conviene).
Eccoti i sei zecchini. (thando fuori la borsa)
Prosdocimo. (Vengono per mia fè). (da sè)
Fernando. Prendili, e se hai coraggio....
SCENA III.
Fabrizio e detti.
Prosdocimo. (Povero me!)
Fernando. (Come! il morto cammina?) (a Prosdodmo)
Prosdocimo. (Sarà risuscitato).
Fernando. (Va, che un vile tu sei). (mette via la borsa)
Prosdocimo. (Il diavol l’ha portato). (da sè)
Fabrizio. Signor, si può sapere dove sia il mio padrone?
Fernando. (Ah, costui può tradire la mia riputazione).
Odimi, se tu parli, il tuo castigo aspetta.
Mira, se da quest’arma posso sperar vendetta.
(gli mostra una pistola, e Prosdocimo trema)
Ma se parlar volessi, a te non darà fede
Il tuo padrone istesso, che un traditor ti crede.
Per avvilirti il dico; sappi che usai tal arte,
Che il cavalier ti crede d’ogni suo scorno a parte.
Fiati miglior consiglio sfuggire il di lui sdegno;
Salvati in altra parte, e in tuo favor m’impegno.