Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVI.djvu/296

290 ATTO PRIMO
Vi par che questi baffi, vi par che questi musi,

Manchino di coraggio, e a paventar sian usi?
Quanti ammazzar ne deggio? porgetemi la lista.
Se fossero anche dieci, li ammazzo a prima vista.
Fernando. Può darsi che l’affare vi metta in un cimento,
Ed userete allora la forza e l’ardimento.
Per or, caro Prosdocimo, adoperarvi io voglio
Di una femmina sola a superar l’orgoglio.
Prosdocimo. Come! con una donna ho a cimentar l’onore?
Per sì debole impresa un uom del mio valore?
Fernando. Perdonatemi, amico, io già non vi domando,
Che andiate ad attaccare la femmina col brando.
Basta che le parole non adopriate in vano.
Prosdocimo. Ditelo, in confidenza, vi ho da fare il mezzano?1 (placido)
Fernando. Non ardirei di esporvi a un simile esercizio.
Prosdocimo. Se di ciò mi parlaste, vedreste un precipizio.
Fernando. Dite, il conte Rinaldo è da voi conosciuto?
Prosdocimo. Lo conosco, e stamane in piazza io l’ho veduto.
Fernando. Vi ha detto nulla?
Prosdocimo.   Nulla.
Fernando.   Non si sarà arrischiato,
Perchè sa che voi siete un uomo delicato.
So ch’ei volea offerirvi dieci zecchini, e poi
Non ha avuto coraggio di favellar con voi.
Prosdocimo. Voleva offrire il Conte dieci zecchini a me?
E di dirmi tal cosa non ebbe ardir? Perchè?
Sa ch’io son galantuomo, sa quel che fare io so.
Vuol che ammazzi qualcuno? Son qui, l’ammazzerò.
Fernando. Non vuol sangue per ora. Brama, (non vi adirate)
Brama che ad una donna in suo favor parliate.
Prosdocimo. M’offre dieci zecchini, sol che per lui favelli?
Fernando. Sì, non andate in collera, ruspidi, nuovi e belli.

  1. Ed. Zatta: c’ho da far io il mezzano?