Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LE DONNE DI BUON UMORE | 279 |
NOTA STORICA
Piacevole, ma di comicità meno saporosa delle Morbinose, la riduzione in prosa italiana e in 3 atti stampata per la prima volta dallo Zatta, ma recitata a Roma, col titolo: Le Donne di buon umore (v. a pag. 109 del presente vol.). Marinetta è diventata Costanza; Ferdinando che fa il vagheggino con tutte, si chiama ora il conte Rinaldo; sior Zanetto che vorrebbe Felicita, sua moglie, intendesse meno ai divertimenti e più alla casa, è divenuto Leonardo; siora Lucietta e la figlia Bettina si sono convertite in Dorotea e Pasquina, il cui fidanzato non è più Bortolo, ma Battistino. Coi loro nomi non sono rimasti che il sordo Luca, la vecchia Silvestra, e il caffettiere Nicolò che nella riduzione (a. III sc. ultima) si traveste da francese in parrucca, tanto da accoccarla anche lui alla povera Silvestra, e lasciarla in asso una volta di più, illusa e delusa. Finalmente c’è un personaggio nuovo, il cavaliere Odoardo, un ficcanaso che s’intromette in ogni faccenda, comanda in casa altrui, ma in fondo un buontempone di spirito che vi fa simpatia.
Comunque, anche per ragione della lingua in confronto al dialetto. Le Donne di buon umore non hanno la naturale festevolezza delle Morbinose, pur trovando con Attilio Momigliano «varia e fine la comicità crescente delle ultime scene» (La comicità e l’ilarità del G. Estr. dal Giorn. stor. della lett. ital. vol. LXI, 1913, p. 7); e se le rappresentò nel 1822 la Comp. Reale Sarda (Manca Gli ultimi Goldoniani in Riv. d’Italia febbr. 1904 p. 282), e a Milano al teatro Re la comp. Ducale di Modena, di Romagnoli e Ben (v. I Teatri giorn. dramm. I, 6l9); ci troviamo imbarazzati a scovarle in repertori d’altre compagnie.
C. M.
Le Donne di buon umore furono stampate la prima volta a Venezia, nel 1789, nel t. VI, classe I, delle Opere teatrali di C. Goldoni, edite dallo Zatta; e di nuovo impresse a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino, 1791) a Lucca (Bonsignori XXIV, 1791) a Livorno (Masi XXX, 1793) a Venezia stessa (Garbo VI, 1795) dentro il Settecento. — La presente ristampa seguì con maggior fedeltà il testo dell’ed. Zatta. Valgono le solite avvertenze.