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268 | ATTO TERZO |
Ed io non ho da mangiare? Si spende del mio, e nessuno mi dice niente? Chi è di là? Ci è nessuno?
Cavaliere. (Sì presenta colla beretta in mano.)
Luca. Chi è costui, che non lo conosco?
Cavaliere. (Fa cenno che comandi.)
Luca. (Non mi ricordo mai aver avuto questo servitore al mio servigio. Se non l’avesse preso mia sorella, o mia figlia). (da sè) Chi siete voi?
Cavaliere. (Mostra di rispondere, facendo motti con la bocca senza dir niente.)
Luca. Che?
Cavaliere. (Come sopra.)
Luca. Non capisco come vi chiamate.
Cavaliere. (Come sopra.)
Luca. Parlatemi forte nell’orecchia.
Cavaliere. (Come sopra.)
Luca. (Diavolo! Che io sia diventato sordo del tutto!) Venite da quest’altra parte.
Cavaliere. (Passa dall’altra parte.)
Luca. Venite qua, ditemi chi siete.
Cavaliere. (Come sopra.)
Luca. Dite forte.
Cavaliere. (Mostra di gridare, e non parla.)
Luca. (Povero me! Son sordo affatto. Non ci sento più niente). Ditemi coi cenni almeno: chi siete voi? Cosa è questo bell’ apparato? Chi ha fatto questa cena?
Cavaliere. (Fa una riverenza, e parte.)
Luca. Io non so se m’abbia inteso, o non m’abbia inteso: ne se m’abbia risposto, o non mi abbia risposto. Possibile, che in due ore che avrò dormito, abbia indurito affatto il timpano dell’orecchio?
Cavaliere. (Sì presenta con una bottiglia, un bicchiere e una salvietta sul braccio, e gli offerisce da bere.)
Luca. Io non voglio bevere; voglio sapere quello ch’è stato.
Cavaliere. (Lo prega a cenni, che voglia bere.)