Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVI.djvu/268

262 ATTO TERZO


Costanza. Via, andate. (al Conte)

Conte. Me lo comandate voi?

Costanza. Ve lo comando io.

Conte. Vado per ubbidirvi. (va a sedere a sinistra di Silvestra)

Silvestra. Vi ringrazio, nipote; vedo che mi volete bene. (a Costanza)

Cavaliere. Qui può venire la signora Costanza. (accennando il posto vicino al Conte)

Silvestra. No no, compatitemi, Cavaliere; il posto si deve dare alle forestiere. Vicino al Conte verrà la signora Dorotea. (Mia nipote è fanciulla, non istà bene presso di lui), (piano al Cavaliere)

Cavaliere. Non siete fanciulla anche voi? (a Silvestra)

Silvestra. È vero, ma non lo sapete? Il Conte ed io saremo presto la stessa cosa.

Cavaliere. Avete ragione. Favorisca qui la signora Dorotea, e vicina ad essa la sua figliuola. (Dorotea e Pasquina vanno a’ posti che se gli sono assegnati.)

Felicita. (È bellissima di questo signor Cavaliere. Dispone lui; pare lui il padrone di casa). (da sè)

Cavaliere. Verrà qui la signora Costanza, (accennando il posto vicino a Silvestra.)

Silvestra. No, Signor Cavaliere. Siete poco pratico, a quel che io vedo; si devono disponere i commensali, uomo e donna.

Cavaliere. Ci starò io dunque.

Silvestra. Sì, così anderà bene.

Cavaliere. E qui verrà la signora Costanza. Ci può venire? (a Silvestra)

Silvestra. Via, presso di voi mi contento.

Costanza. Manco male, che la signora zia si contenta. (All’ultimo la vogliam veder bella). (siede vicina al Cavaliere)

Cavaliere. Là il signor Leonardo, e colà la signora Felicita.

Felicita. Marito e moglie vicini?

Leonardo. Vi dispiace che io stia vicino? (a Felicita)

Felicita. No, anzi ne ho piacere grandissimo. (ironicamente)

Leonardo. Ci stiamo tanto poco vicini. Soffritemi per questa sera. (siede vicino a Costanza)