Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
258 | ATTO TERZO |
Leonardo. Oh questo poi no; non mi hanno invitato, e non ci voglio restare.
Mariuccia. Fatelo per amor mio.
Leonardo. No no, compatitemi; sono un galantuomo, e non voglio fare di queste figure. Io non vado dove non mi vedono volontieri.
Mariuccia. Fate così; se volete, mangiaremo io e voi nella mia camera.
Leonardo. Vi pare che io voglia fare una figura simile? Mi piace mangiare, mi piacciono i buoni bocconi, ma per la gola non sacrifico la riputazione.
Mariuccia. Volete dunque andar via?
Leonardo. Sì certo, voglio andar via.
Mariuccia. E lascierete qui vostra moglie a mangiare, a bevere, e a divertirsi senza di voi? Se fate questo, vi dico bene che siete uno stolido, un pazzo, un baccellone, un baggiano.
Leonardo. Basta, basta; non vi affaticate a caricarmi al solito di queste vostre amorose espressioni. Se non ci sto io, non ci ha da stare nemmeno lei.
Mariuccia. E se v’invitassero, ci restareste?
Leonardo. Non ci starei, nemmeno se mi legassero colle catene. Sono in puntiglio, e me ne voglio andare.
Mariuccia. Ecco vostra moglie colla mia padrona.
Leonardo. Venga, venga, che viene a tempo.
SCENA VI.
Costanza, Felicita e detti.
Costanza. Oh, qui il signor Leonardo?
Felicita. Siete qui, marito?
Leonardo. Animo; a casa vostra, signora. (a Felicita)
Felicita. A casa mia? Cosa è intravenuto? È succeduta qualche disgrazia?
Mariuccia. (Ci ho gusto da vero). (da sè)