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LE DONNE DI BUON UMORE 239


SCENA VI.

Costanza, Felicita e detti.

Costanza. Buon pro a lor signori.

Felicita. Bravo, signor consorte. (a Leonardo)

Leonardo. Se non fossimo qui dove siamo, vi direi quello che meritate. Non vi basta di andare dove diavolo voi volete, mi portate via le chiavi ancora?

Felicita. Oh guardate che gran mancamento! Povero bambolino! La mamma è andata via, e non gli ha lasciata la merendina.

Leonardo. Come! di sopra più mi burlate? (si alza e si avanza)

Costanza. Signora Felicita, così burlate il marito? Mi meraviglio di voi. Col marito si tace, e se gli porta rispetto. È un uomo finalmente, e cogli uomini non si parla così, e non si va tutto il giorno e tutta la notte a spasso; io gli dirò ogni cosa, io l’informerò bene. Sentite. (a Leonardo) Andatevi a pulir il mento, che l’avete sporco di stufato. Ah, ah. (sorridendo)

Leonardo. (Va al tavolino a pulirsi la bocca colla salvietta.)

Felicita. Siete pure graziosa! (a Costanza, ridendo)

Costanza. Avete soggezione di lui? (a Felicita)

Felicita. Niente affatto. (a Costanza)

Leonardo. Questa vita non la voglio assolutamente. (a Felicita)

Costanza. Ha ragione; questa vita non può durare. Voi tutto il giorno a spasso, ed egli in casa a morir di malinconia. Signora no, non va bene. Al consorte se gli dice così: marito, se mi diverto io, divertitevi ancora voi. Volete venire a spasso con me? Mascheratevi, e andiamo; quando venite meco, sono tutta contenta. Ma se vi piace di star in casa, stateci voi, che non ci voglio star io.

Leonardo. Brava, signora Costanza. Bel pensare da giovane saggia, da fanciulla civile!

Felicita. Eh, mio marito è buono. (ironicamente)

Costanza. Vostro marito è un uomaccino di garbo.

Felicita. Vedrete che questa sera verrà al festino ancor lui.

Costanza. Sicuro che ci verrà. È forse qualche persona ordinaria?