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LE MORBINOSE | 143 |
Silvestra. Via, via, ghe passerà. Xelo bon sto caffè?
(mettendosi molto zucchero)
Nicolò. Lal senta.
Ferdinando. (Gran fortuna che oggi è toccata a me!)
Silvestra. Deme dell’altro zucchero; vegnì qua, caro fio. (a Nicolò)
Nicolò. Ancora? se col zuccaro mezz’ora l’ha bogio.
Silvestra. A mi me piase el dolce. E a ela? (a Ferdinando)
Ferdinando. Certamente.
Silvestra. Col caffè no xe dolce, nol me piase per gnente.
Oh caro sto dolcetto!
(succhiando lo zucchero in fondo della lazza)
Nicolò. (L’è vecchia co è la luna).
Me consolo con ela. (a Ferdinando)
Ferdinando. Di che?
Nicolò. De sta fortuna, (parte)
Ferdinando. Anche costui mi burla.
Silvestra. Vorla che andemo via?
Ferdinando. Vada pur.
Silvestra. No son degna della so compagnia?
Ferdinando. Ma! non è accompagnata?
Silvestra. Via, che el vegna con mi.
Co le putte civil no se tratta cussì.
Ferdinando. Dove destina andare?
Silvestra. A casa.
Ferdinando. Che diranno,
Se una putta sua pari col forastier vedranno?
Silvestra. Cossa vorla che i diga? Vôi far quel che me par.
Nissun no me comanda, e son da maridar.
La me daga la man.
Ferdinando. (Godiam questa vecchietta).
Eccomi qui a servirla.
Silvestra. Cara quella grazietta! (partono)
Fine dell’Atto Secondo.