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140 | ATTO SECONDO |
So che di farsi amare onestamente han l’arte,
E so che i forestieri che furo in questo loco,
Della lor gentilezza si lodano non poco.
A me, per mia sventura, sinor mi è capitato
Gente da cui mi vedo deriso e beffeggiato.
Anche Marina istessa m’insulta e mi corbella?
Ma chi sa poi se è vero, e se Marina è quella?
Parmi ancora impossibile, che donna sì gentile
Possa a un uom corrispondere con animo sì vile.
SCENA V.
Silvestra e detto, poi Nicolò.
Chi sa, ste frasconazze dove le xe imbusae 1).
Ferdinando. (Chi scrisse questo foglio tento scoprire invano.
Ecco qui un’altra maschera col solito galano).
Silvestra. (Oh, in verità dasseno el forestier xe qua,
Che sul festin giersera ha tanto chiaccolà).
Ferdinando. Megli’è ch’io me ne vada, pria d’impazzire ancora).
(in atto di partire)
Silvestra. La diga. (lo chiama)
Ferdinando. Mi comandi.
Silvestra. Vala via?
Ferdinando. Sì, signora.
Silvestra. La senta una parola.
Ferdinando. Posso servirla in niente?
Silvestra. Tutto quel che la vol.
Ferdinando. (Questa è più compiacente).
Vuole il caffè?
Silvestra. Son sola, daresto el beveria.
Ferdinando. Non basta un uom d’onore sia seco in compagnia?
- ↑ Nascoste, intanate. Da buso, buco. V. Patriarchi e Boerio