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IL RICCO INSIDIATO | 97 |
SCENA ULTIMA.
Onofrio e detti.
Brigida. Onofrio, come state?
Venite qui, carino, vo’ dirvi una parola.
Onofrio. Signor, ve lo confesso, m’ha preso per la gola.
(al Conte)
Codesto matrimonio cosa non è per voi.
Son qui, voglio scoprire tutti i difetti suoi.
La vecchia fu bizzarra nella sua prima età;
Rosina di chi è figlia, ancora non si sa...
Brigida. Pezzo di disgraziato!
Onofrio. Ella è venuta qui.
Sperando di potere...
Conte. Orsù, basta così.
Del cauto mio disegno sono arrivato al punto,
Dal vero la menzogna a separar son giunto;
Ecco, signor notaro, andarvene potete.
(al notaro, dandogli una borsa)
Due zecchini per una voi, femmine, prendete.
(a Pasquino e Sandrina)
Notaro. Servo del signor Conte. A lei sono obbligato. (parie)
Sandrina. Questi son due zecchini. E i scudi del legato?
Conte. L’arte ha l’arte delusa. Andate immantinente.
Sandrina. Due zecchini son pochi; ma meglio che niente. (parte)
Livia. Che? non è dunque vero?...
Conte. No, non è vero, ingrata;
Per iscoprirvi tutti, la favola ho inventata.
Voi porgete la destra a lei cui deste fede.
(a don Emilio)
So che ne siete indegno, ma l’onor mio lo chiede.
Emilio. Al mio dover son pronto.
Livia. Pazienza. Ecco la mano.