Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/97


IL PADRE PER AMORE 89
E allor, se alla feluca tardavasi il riparo,

Si andava a precipizio a battere nel Faro.
Questo primier periglio a dir non mi diffondo;
Colle sue circostanze descriverò il secondo.
Marianna. Per me scorgo abbastanza, che siete voi quel desso.
Paolina. Pare quest’altro ancora il capitano istesso:
Voglio venirne in chiaro. Nella feluca entrata,
Ditemi quella cosa che tosto ho domandata.
(a Pasquale)
Pasquale. Da mangiar.
Paolina.   Non è vero.
Pasquale.   Da vomitar.
Paolina.   Porcone!
Roberto. Io lo direi, signora, ma ho un po’ di soggezione.
Paolina. Bravo, voi lo saprete; dirlo non mi vergogno:
Ho domandato quello che a tutti fa bisogno.
Fernando. Orsù, bastantemente il ver parmi scoperto.
Codesto è un impostore. Quegli è il ver don Roberto.
L’origine, la trama di tali tradimenti
Tu svelerai, mendace, fra i ceppi e fra i tormenti.
Venga a me l’offiziale. (a Beltrame)
Beltrame.   Il tempo si fa brutto. (parte)
Pasquale. Senz’altre cerimonie, signor, vi dirò tutto.
Quegli che mi ha condotto a un tale precipizio.
Fu il signor Cavaliere, per opra di Fabrizio.
Fabrizio. Ho fatto quel che ho fatto, per servire al padrone.
Fernando. Anime scellerate, ne avrete il guiderdone.
Tu di comando indegno esecutor ribaldo... (a Fabrizio)
Beltrame. Signor, è qui di fuori il cavaliere Ansaldo.
Fernando. Venga, che a tempo ei giunge. (Beltrame parte)
Luigi.   Ah perfido germano!
Fernando. No, no, nelle mie stanze non vi adirate invano.
Più di voi sono offeso, ed a me sol si aspetta
Usar doppia giustizia nel procurar vendetta.