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82 | ATTO QUINTO |
SCENA IX.
Don Fernando e il Duca.
Luigi. Misero me! che ascolto!
Dovrò mirar la sposa con questa macchia in volto?
Conosco donna Placida, dell’onor suo rispondo;
Ma chi vietar potrebbe le dicerie del mondo?
Ah signor, se quell’empio precipita la figlia,
Come arrischiar io posso l’onor della famiglia?
Deh soccorrete in tempo la misera tradita;
O l’onor suo si salvi, o più non resto in vita.
Fernando. Chi ha mai sollecitato l’indegno alla menzogna?
Chi procacciar gl’insegna gli scorni e la vergogna?
Ma l’innocenza alfine non abbandona il cielo:
Si squarcierà, lo spero, della calunnia il velo.
Tempo non si conceda all’alma scellerata
Di render la menzogna diffusa e divulgata.
Dinanzi agli occhi nostri quell’empio si smentisca,
O sveli il tradimento, o il perfido perisca.
SCENA X.
Donna Isabella correndo affannata e piangente, donna Placida che tenta di arrestarla, e detti.
Fernando. Qual dolor la trasporta?
Isabella. Misera me!
Fernando. Che avvenne?
Isabella. Misera me! son morta.
Fernando. Ah, perchè alla fanciulla comunicar le offese?
(a donna Placida)
Placida. Signor, dalla famiglia a pubblicarle intese.
Luigi. Siam perduti, signore.
Fernando. Povera sventurata!
Isabella. Padre mio! Caro sposo! Oh Dei, son disperata.