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78 ATTO QUINTO
So che una figlia aveste: non so come sia nata;

E il principe Fernando per sua l’ha dichiarata.
Placida. Povera me!
Beltrame.   Signore, posso attestare anch’io,
Che figlia l’ha creduta finora il padron mio;
Ma che poi si è scoperta del vostro matrimonio.
Pasquale. Sei di quelli che servono per falso testimonio?
Sarai dalla giustizia pigliato innanzi sera,
E aspettati, briccone, la frusta e la galera.
Beltrame. Dico quello ch’io sento, e non mi prendo impicci.
Cossa so io se fingono, e se vi sian pasticci? (parte)

SCENA IV.

Pasquale e donna Placida.

Placida. Deh per pietà, signore, per quei primi momenti

Dei nostri sospirati dolcissimi contenti.
Non fate un’ingiustizia all’innocente sposa,
Tanto fedele e onesta, quanto vi fu amorosa.
Vi amai dal primo giorno, vi amo ancor senza fine.
(lo prende per la mano)
Pasquale. (Non mi dispiacerebbe aver due carezzine). (da sè)
Placida. Su questa mano istessa... Oimè, come ha cangiata
li tempo e la fatica la man che mi ha sposata!
Candida come neve fu questa mano un giorno.
Pasquale. Candido come neve in poco tempo io torno.
Andiam; l’ira potrebbesi calmar a poco a poco.
Placida. Ecco la figlia vostra, che viene in questo loco.
Pasquale. (Spiacemi quest’incontro). No, che non è mia figlia.
Nascer non l’ho veduta, e poi non mi somiglia.
Cospetto del gran diavolo! mi farò far giustizia.
(parte)