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48 ATTO SECONDO
Tornate con più comodo, se battervi volete.

Luigi. Già vi conobbi al volto, siete un’anima vile.
Paolina. Non mi credea sì presto di muovervi la bile.

SCENA VII.

Donna Marianna in disparte, e detti.

Luigi. Ite donde veniste. Dite a donna Marianna,

Che dopo una rinunzia a torto mi condanna.
Che si scordi per sempre d’un foglio lacerato.
Paolina. (Ecco qui la padrona). Sì, cavalier malnato.
(arditamente)
Luigi. Il temerario insulto mi provoca allo sdegno.
(impugna la spada)
Paolina. (Si ritira.)
Marianna. Barbaro, de’ tuoi colpi sia questo petto il segno.
A me volgi quel brando, che l’onor mio ferisce.
Marianna a te presente, perfido, ti smentisce.
No, non è ver che sciolto sia da’ miei lacci il cuore;
Mi ha la rinunzia indegna carpita un traditore.
Contro i miseri oppressi regna la forza in terra;
Ma la giustizia in cielo anche i giganti atterra.
So che de’ miei nemici l’arte, il poter, l’orgoglio,
Impedirà che io giunga d’un Re clemente al soglio,
Ma ovunque io lo rincontri fuor della regia sede,
Sulla pubblica strada mi getterò al suo piede;
Nè valerà degli empi la perfida malizia,
A far ch’io non implori dal suo bel cuor giustizia.
Ecco a te discoperto il mio pensiero ascoso:
Vengo del mondo in faccia a disputar lo sposo:
Tal mi ti rese un giorno d’amor dolce saetta,
Ora tal mi confermi la forza e la vendetta.
Su via, se hai cuore in petto, fa ch’io mi sforzi invano:
Tronca le mie speranze, or che hai la spada in mano.
Ferisci questo petto, perfido traditore.
La crudeltà trionfi, se non trionfa amore.