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540 ATTO QUINTO
Ma prima che il mio labbro vi sveli i suoi pensieri.

Vi prego istantemente, parlatemi sincenri.
Siete amici, o nemici?
Duca.   Perchè ciò mi chiedete?
Del Cavaliere amico forse non mi credete?
Cavaliere. Da che deriva il dubbio?
Barbara.   Ve lo dirò, signore,
Amici esser non sogliono due rivali in amore.
Cavaliere. È mio rivale il Duca?
Duca.   Rival mi è il Cavaliere?
Barbara. Sì, se ancor nol sapete, alfin si ha da sapere.
Cavalier, voi mi amate, mi ama il Duca non meno;
L’uno e l’altro di voi stringer mi brama al seno.
Chi al padre e chi alla madre spiegò le brame sue,
E son senza mia colpa promessa ad ambidue.
Quella col Cavaliere ha del cuor mio disposto;
Questi mi vuole unita col Duca ad ogni costo.
E tanto fra di loro si accesero di sdegno.
Che cercano ogni strada per sostener l’impegno.
Ad onta dell’amore che il cuor vi ha lusingato,
L’uno o l’altro di voi a cedere è forzato;
E di due pretendenti, cedendo alcun di loro,
Nella cession forzata vi va del suo decoro.
Una guerra perpetua vedrem fra queste soglie
Regnar per causa vostra fra il padre e fra la moglie.
Credendo ognun di voi soffrire un’ingiustizia,
Fra le vostre famiglie si accende inimicizia.
Ed io che senza colpa ritrovomi impegnata,
Sarò nell’avvenire da tutti abbandonata.
Deh cavalieri umani, per il comun riposo,
Unitevi nel fare un atto generoso.
Se altra via non sapete trovar per liberarmi,
Dite che lo faceste soltanto per beffarmi.
Non temete per questo che mal possa accadere;
La matrigna che mi odia, ne avrà tutto il piacere.