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526 ATTO QUARTO
Cavaliere. Certo, se voi credete ch’io fossi così ardito

Di burlar quella giovane...
Petronilla.   Siete un signor compito.
So che del vostro cuore voi le faceste un dono.
Cavalier, palesatevi, ch’io di già vi perdono.
Via, ditemi: l’amate? La verità sol bramo.
Cavaliere. Quando ho da dir il vero, ve lo confesso, io l’amo.
Petronilla. Bravo, così mi piace. Voglio saper di più...
Cavaliere. Signora, non vorrei che mi tiraste giù.
Petronilla. Povero bambolino! svelatemi ogni cosa.
Son qui per aiutarvi; la prendereste in sposa?
Cavaliere. Perchè no?
Petronilla.   Lo sapete qual sia la di lei dote?
Cavaliere. So quel che le destinano, e quel che sperar puote.
Petronilla. Facciam questo negozio?
Cavaliere.   S’io non vi dico un no,
Temo che voi mi dite1: ed io non ve la do.
Petronilla. Stupisco che formiate di me sì mal concetto.
Chiedetela in consorte, ed io ve la prometto.
Cavaliere. Ma il padre suo?
Petronilla.   Per ora lasciamolo da banda.
Io sono in questa casa che puote e che comanda.
Il contratto di nozze accordiam fra di noi,
E al signor Policarpio glielo direm di poi.
Cavaliere. Non vorrei che i discorsi fra noi riuscisser vani.
Petronilla. No, so io quel che dico.
Cavaliere.   Son nelle vostre mani.
Petronilla. Cavalier, ritornate in compagnia degli altri.
Non facciam che sospettino, perchè son furbi e scaltri.
Lasciatemi operare. Ho sentimenti umani.
Cavaliere. Altro non vi rispondo. Son nelle vostre mani.

  1. Ed. Zatta: Temo che mi diciate.