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LA SPOSA SAGACE 521

SCENA IV.

Il Duca e detti.

Duca.   Signor, con permissione.

Policarpio. (Diavol, non ho potuto sentir la conclusione).
(da sè)
Vi prego di lasciarmi un poco in libertà.
(al Duca)
Duca. Ho una cosa da dirvi, che preme in verità.
Policarpio. Or ora son da voi.
Duca.   Se non la dico subito,
Signor, qualche disgrazia che si frapponga io dubito.
Policarpio. Disgrazie! che può essere? Aspettami, Moschino.
Va giù nella mia camera. Tieni questo zecchino.
(Eh! io son uomo accorto. So far coi servitori).
Moschino. Anderò ad aspettarvi. (parte)
Policarpio.   (Son pieno di timori). (da sè)
Duca. Ora che siamo soli, mi prendo la licenza
Di farvi, mio signore, del cuor la confidenza.
Voi sapete chi sono, nota è la mia famiglia.
Desidero in isposa aver la vostra figlia.
E senza farla chiedere per via d’altro soggetto.
Da voi vengo in persona con umile rispetto.
Sarà, se l’accordate, felice il mio destino.
Policarpio. (Questi sarà l’amante che volea dir Moschino).
Duca, per verità, resto sorpreso un poco.
Voi con secondo fine veniste in questo loco,
E par che non convenga a un cavalier d’onore
Sotto vel d’amicizia venire a far l’amore.
Duca. Quando qua m’introdussi, io non ci avea pensato.
Trattando colla giovine, di lei mi ho innamorato.
E se colle mie nozze m’offro a pagar l’errore,
Credo, don Policarpio, non farvi un disonore.