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514 ATTO TERZO
Duca. Per evitar le liti, andrò, se il permettete.

(a donna Petronilla alzandosi)
Cavaliere. Anderò io, signora. (o donna Petronilla alzandosi)
Petronilla.   Fermatevi, e sedete.
(al Duca e al Cavaliere, facendoli sedere per forza)
Policarpio. Conte, non le badate. Sedete, io vel permetto.
Conte. Non vorrei dispiacerle, (sedendo vicino a donna Barbara)
Barbara.   (Che tu sia benedetto).
(piano al Conte)
Duca. Spiacemi donna Barbara vedere un po’ alterata.
Cavaliere. Verrà forse quel tempo, che sarà consolata.
Duca. E non tarderà molto.
Petronilla.   Dico, signori miei.
Volete parlar meco, o ragionar con lei?
(al Duca ed al Cavaliere)
Vi burlano, sapete. (a donna Barbara)
Policarpio.   Non crederei tal cosa.
Barbara. Che mi burlino pure, alfin... (son vostra sposa).
(piano al Conte)
Conte. Io non burlo, signora. (a donna Barbara)
Petronilla.   Credete ai detti sui?
(a donna Barbara)
Barbara. Burlata anche dal Conte? (a donna Petronilla)
Petronilla.   Sì certo, anche da lui.
(a donna Barbara)
Barbara. Oh, che burlino gli altri, non me n’importa un fico.
Non ho riguardo alcuno, in faccia ve lo dico.
Signor Conte carissimo, cogli altri io tacerei.
Ma un’insolenza simile da voi non soffrirei.
Questo pensier villano cacciatel dal pensiero,
Non vo’ che mi burliate. (Vo’ che facciam davvero).
(queste ultime parole piano al Conte)
Policarpio. Ha ragione mia figlia. Anch’io nol soffrirò. (al Conte)
Conte. Signor, ve lo protesto. Io non la burlerò.
(a don Policarpio)