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512 | ATTO TERZO |
(va per prendere la poltrona)
Petronilla. (Bella cosa è il vederli a gareggiare in tre). (da sè)
Ora sto ben. Sedete; in piè non si ha da stare.
Cavaliere. (Non convien disgustarla). (siede vicino a donna Petronilla)
Duca. (Convien dissimulare).
(siede vicino a donna Petronilla)
Petronilla. Conte. (teneramente)
Conte. Il posto è occupato. (mostra dispiacere)
Petronilla. (Ha le lagrime agli occhi).
(da se)
Policarpio. Mettete quella sedia dinanzi a’ suoi ginocchi. (al Conte)
Petronilla. Una volta per uno. (al Conte)
Conte. (Davver, poco mi preme). (da sè)
Policarpio. Dunque venite qui. Ragioneremo insieme.
(al Conte, e siedono da un canto il Conte e don Policarpio)
Petronilla. Cavalieri, se avrete per me della bontà.
Della mia discretezza nessun si dolerà.
Policarpio. La mia signora sposa ha un animo compito,
Quel che non può vedere, è il povero marito.
Petronilla. Se di me vi dolete, siete del ver nemico.
Policarpio. Eh signora consorte, so io quello che dico.
Petronilla. È pazzo il poverino. (piano al Duca ed al Cavaliere)
Duca. Fa torto a sua bontà.
(piano a donna Petronilla)
Cavaliere. Con una moglie simile che desiar mai sa?
(piano a donna Petronilla)
SCENA IX.
Donna Barbara e detti.
Petronilla. Eccola. (con sdegno)
Policarpio. Che volete?
(a donna Barbara)