Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/514

506 ATTO TERZO
Mariano. Giura di non parlare.

Moschino.   Marian, non so che dire;
Giurerei, ma se giuro, non mi vorrei pentire.
Anch’io son come gli altri, ho degli amici anch’io,
Potria qualche cosetta scappar dal labbro mio.
Noi altri servitori abbiam questo difetto,
Facciamo a non parlare un sforzo maledetto.
Marian, se mi vuoi bene, lasciami in libertà.
Che ci pensino dessi. Sarà quel che sarà. (parte)

SCENA II.

Mariano, poi Lisetta.

Mariano. Io non ho detto nulla. Chi mai potea pensare,

Che questa tabacchiera s’avesse a ravvisare?
Ma negar io poteva la man che me l’ha data,
E per me la faccenda sarebbe ancor celata.
Lisetta ha fatto il male. Ella svelò il mistero.
E donna, e tanto basta... Eccola qui davvero.
Lisetta. La padrona vi chiama. (mostrandosi alterata)
Mariano.   Che vuol? (mostrandosi sdegnato)
Lisetta.   Far colazione.
(come sopra)
Mariano. Cosa le ho da portare? (come sopra)
Lisetta.   Un’ala di cappone, (come sopra)
Mariano. La cioccolata, il brodo ed il cappone ancora?
(come sopra)
Lisetta. Via, la farete al solito aspettar più di un’ora?
(come sopra)
Mariano. Ma che maniera è questa?
Lisetta.   Uomo senza giudizio.
Mariano. A me?
Lisetta.   Per causa vostra nascerà un precipizio.
Mariano. Oh bella! a che proposito?