Ma se dell’amicizia pago di me sarete,
Ad esclusion d’ogn’altro, mio cavalier voi siete.
Cavaliere. Amico, io vi compiango. (al Duca)
Duca. Duolmi del dolor vostro.
(al Cavaliere)
Barbara. (Se l’accettasse il Conte, sarebbe il caso nostro).
Conte. Signora, io lo confesso, son di tal grazia indegno.
Tardi voi mi offerite un sì onorato impegno.
Dal regno di Sicilia partire ho risoluto,
E sono il mio congedo a prendere venuto.
Petronilla. Favorir mi potrete fino che qui restate,
E il posto sarà vostro ancor quando tornate.
Conte. (Ah, non ho cuor di fingere).
(da sè, guardando donna Barbara)
Petronilla. Cosa vuol dir, signore?
Guardate donna Barbara? forse vi sta nel cuore?
Barbara. Se per me il signor Conte avesse inclinazione,
Direi che ho già fissata la mia risoluzione.
Sia forza di destino, sia genio o sia virtù,
Quello ch’è fatto, è fatto, non mi marito più.
A un cavalier prudente, a un cavalier accorto,
Le grazie di Madama ponno esser di conforto;
E se dubbioso ancora a me rivolta il ciglio,
Ad accettar l’impegno l’esorto e lo consiglio.
Petronilla. (Dunque costei non l’ama). (da sè)
Conte. (Comprendo il suo concetto).
(da sè)
Petronilla. Conte, che risolvete?
Conte. Le vostre grazie accetto.
Duca. Mi rallegro, signora. (a donna Petronilla)
Cavaliere. Viva, signora mia.
(a donna Petronilla)
Petronilla. (Lo so, che ci patiscono. Parlan per ironia). (da sè)
Spero che così presto da noi non partirete. (al Conte)
Conte. Parto dopo domani.