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496 ATTO SECONDO
Petronilla. È un po’ troppo il coraggio.

Barbara.   Per me così l’intendo.
Cavaliere. (Non vi perdete d’animo). (sedendo presso donna Barbara)
Duca.   (Signora, io vi difendo).
(sedendo presso donna Barbara)
Petronilla. Si accomodin, signori, (al Duca ed al Cavaliere con ironia)
Cavaliere.   Io faccio il mio dovere.
Lascio al Duca il suo posto.
Duca.   Lo cedo al Cavaliere.
Petronilla. Dunque per uno sdegno, per una idea sì pazza,
Por volete in ridicolo la povera ragazza?
Donna Barbara, andate.
Barbara.   Eh no, signora mia.
Non lo fan per disprezzo, lo fan per allegria.
Se una vera finezza sperar non mi conviene,
Lasciatemi godere questo poco di bene.
Petronilla. Vi farà un bel concetto questo costume ardito!
Barbara. Nè anche perciò, signora, non perderò il marito.
Duca. E pur lo meritate.
Cavaliere.   Eppure ad ogni patto
Prendere lo dovrete.
Barbara.   Eh, quel ch’è fatto, è fatto.
Petronilla. (Ora con queste smorfie mi sdegnerei sul sodo.
Sono un poco annoiata). Ehi, non è caldo il brodo?
(verso la scena)

SCENA XI.

Moschino e detti.

Moschino. Signora....

Petronilla.   Questo brodo non me lo von più dare?
Moschino. Vorrebbe riverirla il conte d’Altomare.
Barbara. (Eccolo. Affè, ci siamo).
Petronilla.   (Che vuol questo sguaiato?)
Ma!... ditegli che passi. (A tempo è capitato).
(Moschino parte)