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LA SPOSA SAGACE 495
Petronilla.   Cavalier, cosa dite?

Cavaliere. Perdonate, signora, io non offendo alcuno;
Siamo due galantuomini: una dama per uno.
Duca. La chiamate per me? (al Cavaliere)
Cavaliere.   Per voi? per me la chiamo.
Petronilla. (Vuol di me vendicarsi). (da sè)
Duca.   (Che sappiasi ch’io l’amo?)
(da sè)

SCENA X.

Donna Barbara e detti.

Barbara. Eccomi. Chi mi vuole?

Petronilla.   Credete ai labbri suoi?
Andate, donna Barbara, si burlano di voi.
Barbara. Si burlano di me?
Cavaliere.   Non signora; al contrario.
Duca. Chi ardisse di burlarvi, sarebbe un temerario.
Petronilla. E pur per un pretesto vi han fatto venir qua.
Barbara. Mi burlano, signori? ci ho gusto in verità.
Di già me lo figuro, perchè mi avran chiamato.
(con allegria)
Colla signora madre alcun sarà sdegnato.
Dovrei per un di loro servir di comodino.
Ecco quanto poss’io sperar dal mio destino.
Son qui, non me ne offendo. Ci sto placidamente.
Dice il proverbio: è meglio qualche cosa che niente.
Petronilla. Si può sentir di peggio? Figliuola, in verità,
Voi le studiate apposta queste bestialità.
Signori, compatitela; non sa più di così.
Cavaliere. (Eh, ne sa quanto basta).
Duca.   (So che il cuor mi rapì).
Barbara. Dirò delle sciocchezze, e lascierò burlarmi.
Di già, voi lo sapete, non penso a maritarmi.
E se non mi marito, intisichir dovrò?
Che burlino, che scherzino, ed io li goderò, (siede)