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42 | ATTO SECONDO |
Voglia il ciel ch’ei vi sposi.
Marianna. Sì, conseguirlo io spero.
Paolina. Ecco qui il marinaro.
SCENA III.
Il Marinaro e detto.
(al marinaro)
Marinaro. Poco di qua lontano il Duca ho ritrovato.
Marianna. Dove?
Marinaro. Nel suo palazzo, tanto al porto vicino,
Che a lui da dove siamo brevissimo è il cammino.
Pria di me una carrozza vidi colà arrivata;
M’informai ch’era desso, gli feci l’imbasciata.
Dissemi: il forastiere da me può favorire.
Gli risposi: dal porto per or non può partire.
Stette sospeso un poco, un giovane chiamò.
Poscia mi disse: andate, ditegli ch’io verrò.
Marianna. Ebbe verun sospetto?
Marinaro. Zitto, signora; osservo
Quel giovane venire, ch’io credo un di lui servo.
Marianna. Itene, e per mercede questo danar tenete.
Marinaro. Sarò ai vostri comandi ognor che mi vorrete. (parte)
Marianna. Ritiromi in disparte; non voglio esser veduta.
Parla tu con il servo, da lui non conosciuta.
Poscia a dirmi verrai qual sia la commissione,
Onde il servo del Duca mandato è dal padrone.
Se l’uopo noi richiede, non iscoprire il sesso:
Fingiti il cavaliere che ha da parlar con esso.
Odi se don Luigi quivi aspettar dobbiamo,
E se venir non degna, a ritrovarlo andiamo.
Nulla tentar ricusa, chi tutto ha già perduto.
E dall’ardir soltanto posso sperar aiuto. (si ritira)