Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/495


LA SPOSA SAGACE 487
Ed io non posso stare col stomaco digiuno.

Saran due ore e più che ho preso il cioccolato,
E a ristorarmi spesso lo stomaco ho avvezzato.
Lisetta. È il padrone, signora, che prima di uscir fuore
Vorrebbe riverirla.
Petronilla.   Venga; mi fa favore.
Lisetta. (Non credo che si veda fuori di queste soglie
Far tanti complimenti fra il marito e la moglie).
Petronilla. E questo maladetto brodo viene o non viene?
Lisetta. Subito, sì signora.
Petronilla.   Ma ho da soffrir gran pene!
Lisetta. (Si vede che a patire non è mai stata avvezza.
Sofistica la rende la troppa morbidezza).
(da sè, e parte)

SCENA IV.

Donna Petronilla, poi don Policarpio.

Petronilla. Per dirla, mio consorte mi ha sempre rispettata.

Si è sempre ricordato che nobile son nata.
Quando può star con me, si gode e si consola,
Ma dica quel che vuole, mi piace dormir sola.
Policarpio. Servo, signora moglie.
Petronilla.   Serva, signor marito.
Policarpio. Come passò la notte?
Petronilla.   Benissimo ho dormito.
Policarpio. Quando si dorme bene, segno è di sanità.
Con lei me ne consolo.
Petronilla.   Grazie alla sua bontà.
Policarpio. Che vuol dir? così sola?
Petronilla.   Non è venuto ancora
A favorir nessuno.
Policarpio.   Veramente è a buon’ora.
Petronilla. E voi sì presto uscite?
Policarpio.   Volea... ma non mi preme.
Giacchè non vi è nessuno, discorreremo insieme.