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486 ATTO SECONDO
Lisetta. Signora, io non ho colpa...

Petronilla.   A te non dico niente.
Sempre mi vuol rispondere codesta impertinente.
Lisetta. Ma perchè mi mortifica?
Petronilla.   Vi hanno mortificato?
Spiumacciate il guanciale.
Lisetta.   Eccolo spiumacciato.
(torna a scuotere il guanciale)
Petronilla. Seder comodamente certo è una cosa buona.
Mi piace estremamente il letto e la poltrona. (siede)
Lisetta. Ma perdoni, signora, la troppa libertà;
Se non farà del moto, si pregiudicherà.
Petronilla. Oh, del moto ne faccio. Tre o quattro volte al dì
Vado nella mia camera, e poi ritorno qui.
Fuori di casa a piedi non mi conviene andare.
Lisetta. Perchè non va più spesso a farsi scarrozzare?
Petronilla. Oibò! con questi sassi la vita si rovina.
Mi faccio volentieri condurre in portantina.
Lisetta. Non so com’ella faccia, signora, in verità.
Così senza far moto, mangiar com’ella fa.
Petronilla. Ed io mi maraviglio di voi, sì in mia coscienza.
Che ardite di parlarmi con questa impertinenza.
Lisetta. Perdoni; io lo dicea...
Petronilla.   Chetatevi, insolente.
Guardate in anticamera. Mi par di sentir gente.
Lisetta. (In certe congiunture il sangue mi si scalda.
Non le dovrei badare, ma non posso star salda).

(da sè, e parte)

SCENA III.

Donna Petronilla, poi Lisetta.

Petronilla. Sanno ch’io son flemmatica; vedon la mia bontà.

Onde tutti costoro si prendon libertà.
E non vien questo brodo; e non si vede alcuno.