Mille pensieri ho in mente. Vengo a svegliar Lisetta;
Faccio destar Mariano. Egli al balcon mi aspetta.
Torno, e gli do speranza. Mi anima al passo estremo.
Se vi acconsento, io palpito; s’egli mi lascia, io tremo.
Da un lato amor mi sprona, dall’altro il mio periglio.
Da voi chiedo soccorso, da voi chiedo consiglio.
(alli due)
Lisetta. Convien pensare al modo... (a donna Barbara)
Barbara. Il modo è periglioso;
Figlia non dee in tal guisa promettere allo sposo.
Ma a tanto mi trasporta l’animo duro e strano
Di una matrigna ingrata, di un genitore insano.
In brevissimi istanti ecco quel ch’io ho pensato.
Dalla finestra al Conte l’ho già comunicato;
Egli non disapprova la mia proposizione.
Fermata ho in questo foglio di me un’obbligazione.
Penso mandarla al Conte, che voi gliela portiate,
Che carta e calamaio al cavalier recate;
Ch’egli con altra simile s’impegni al matrimonio,
E che voi due dobbiate servir di testimonio.
Lisetta. Perchè, signora mia, non far ch’ei venga su?
Pria che nessun si desti, vi von tre ore e più.
Voi potete col Conte trattar con libertà.
Barbara. Ah no, non lo permette la fama e l’onestà.
Lisetta. Di passeggiare al fresco il Conte sarà stracco.
(a donna Barbara)
Che dite voi, Mariano? Datemi del tabacco. (a Mariano)
Mariano. Penso anch’io... con licenza. Vado, e ritorno presto.
(a donna Barbara)
Lisetta. Datemi del tabacco. (a Mariano)
Mariano. Servitevi di questo.
(ne mette un poco in un pezzetto di foglio, e lo dà a Lisetta, e parte.)