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440 | ATTO QUINTO |
E ha detto Valentina, che sarà mio marito.
Giuseppina. Sarà? Dunque non è. Se Ippolito andò via,
Dunque ci convien credere che sposo ancor non sia.
Dunque, signor Fulgenzio, non intendeste bene.
Dorotea. Se lo dico, Fulgenzio è un pazzo da catene.
Fulgenzio. La signora Rosina, care padrone mie,
Sappiam che dica il vero?
Rosina. Oh, non dico bugie.
SCENA V.
Tognino e detti.
Giuseppina. Facciamolo venire.
Rosina. Chiamate Valentina. (a Tognino)
Tognino. Valentina, signora, è in camera serrata.
Picchiai, non mi rispose. La credo addormentata.
Anche il signor Ippolito volea parlar con essa.
Rosina. Dov’è il signor Ippolito?
Tognino. Eccolo ch’ei s’appressa.
Rosina. Anderò io.
Giuseppina. Fermatevi.
Dorotea. La sciocca si è svegliata.
(a Rosina con derisione)
Rosina. Vi darò la risposta, quando sarò sposata.
SCENA VI.
Ippolito e detti.
(con timidezza)
Giuseppina. Venga, signor Ippolito.
Ippolito. Grazie dei suoi favori.