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LA DONNA DI GOVERNO 429
valentina.   Ma quando glielo diceste?

Felicita.   Or ora.
Dopo che sono andata a chiamar la signora.
Valentina. Che dice Baldissera?
Felicita.   Giubila dal contento.
Venga, signor notaro, a fare un istrumento,
Un contratto di nozze fra questi che son qui.
Vogliono maritarsi. È ver? non è così? (ai due)
Baldissera. Se Valentina accorda.
Valentina.   Per me son contentissima.
Felicita. Scriva, scriva; s’accomodi vossignoria illustrissima.
(al Notaro)
Notaro. (Siede, e si mette a scrivere.)
Si accosti la fanciulla.
Valentina.   Eccomi, son da lei.
Notaro. Ditemi quel ch’io devo rogar negli atti miei.
( Valentina parla pian piano al Notaro, il quale va scrivendo)
Felicita. (Che dite, Baldissera? Son donna di talento?
Merto I trecento scudi? Ne voglio quattrocento).
Baldissera. (Tutto quel che vi piace).
Felicita.   (Di più saper dovete,
Che a bevere e a mangiare in casa resterete).
Baldissera. (Meglio; ma come il vecchio non sarà poi geloso?)
Felicita. (Egli che mio vi crede....)
Notaro.   Venga da me lo sposo.
(a Baldissera)
Baldissera. (Va vicino al Notaro, mostrando di dire il suo sentimento.)

Valentina. Mi tremano le gambe, quando ci penso su. (a Felicita)
Felicita. Quando la cosa è fatta, non ci si pensa più.
Valentina. Se il vecchio ci scoprisse, sarebbe un precipizio.
Stare attenti conviene.
Felicita.   Tocca a te aver giudizio.
Valentina. Col marito vicino finger d’esser fanciulla
È una cosa difficile.
Felicita.   È una cosa da nulla.