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426 ATTO QUARTO
Ippolito.   Mi raccomando a lei. (a Valentina)

Valentina. (Quest’è uno scioccarello; essa poco ne sa.
Con questi capi d’opera sto bene in verità). (da sè)

SCENA IV.

Rosina e detti.

Rosina. Chi mi vuole?

Valentina.   Son io.
Ippolito.   Oh bellina!
(compiacendosi del volto di Rosina, ma allontanandosi per vergogna.)
Rosina.   Chi è quello? (a Val.)
Valentina. Ippolito.
Rosina.   Davvero?
Valentina.   Noi conoscete?
Rosina.   (Oh bello!) (da sè)
Valentina. So pur che gli parlaste.
Rosina.   Sempre di notte fu.
Valentina. Ed or come vi piace?
Rosina.   Mi piace ancora più.
Valentina. Nè men vi salutate?
Rosina.   Serva.
Ippolito.   Servo di lei.
Valentina. Via, dite qualche cosa.
Rosina.   Che ho da dir?
Ippolito.   Non saprei.
Valentina. Rispondetemi almeno. Amate voi Rosina? (ad Ippolito)
Ippolito. (Ride.)
Valentina. Ridete? Che vuol dire la vostra risatina?
Spiegatevi; l’amate? Ditelo colla bocca.
(ad Ippolito, che fa cenno di sì col capo)
Ippolito. Mi vergogno. (piano a Valentina)
Valentina.   A confondermi con voi sono pur sciocca.
Ippolito. Ma non andate in collera.