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LA DONNA DI GOVERNO 425
Valentina.   Vorrei che l’affar si spicciasse.

Ippolito. Dite piano.
Valentina.   Perchè?
Ippolito.   Non vorrei si svegliasse.
Valentina. Siete sì timoroso?
Ippolito.   Oibò! siete in errore.
Valentina. Dunque, signor Ippolito... (un poco forte)
Ippolito.   Non facciamo rumore.
(timoroso)
Che fa la mia Rosina?
Valentina.   Sta bene, or la vedrete.
Ippolito. Dove?
Valentina.   Qui.
Ippolito.   Vado via.
Valentina.   Veder non la volete?
Ippolito. Vorrei e non vorrei.... È ver che le parlai,
Ma di giorno nel viso non l’ho veduta mai.
Valentina. E per questo?
Ippolito.   E per questo, se viene in questo loco.
Se mi vede, ho paura di vergognarmi un poco.
Valentina. Credete esser sì brutto?
Ippolito.   Brutto? Signora no.
Mi vedo nello specchio, e non son brutto, il so.
Ma non ho fatto mai l’amore in vita mia,
E per la prima volta ho un po’ di ritrosia.
Valentina. Quanti anni avete?
Ippolito.   Avrò ventitrè anni e mezzo.
Valentina. E di ventitrè anni siete in amor sì grezzo?
Ippolito. Vi dirò, finchè visse la mia signora madre
Mi ha tenuto lontano da femmine leggiadre.
Una volta ch’io feci un scherzo a una signora,
Mi ha menato uno schiaffo che mel ricordo ancora.
Valentina. Volete maritarvi?
Ippolito.   Io sì che lo vorrei.
Valentina. Ecco qui la ragazza.