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LA DONNA DI GOVERNO 423
Valentina. Per or non son sì pazza; sai che, se mi marito,

È per me col padrone l’affar bello e finito.
Di quel che ho conseguito, ancor non mi contento:
Vo’ veder se mi riesce ch’ei faccia un testamento,
E che mi lasci erede, e dopo la sua morte
Poter esser sicura almen di cambiar sorte.
Intanto Baldissera farà un po’ di giudizio.
Felicita. Povero Baldissera! s’egli non ha alcun vizio.
Valentina. So che giocar gli piace, e che giocò non poco.
Felicita. Oh lo so di sicuro: ha abbandonato il gioco.
Valentina. Davver? tu mi consoli.
Felicita.   La sera e la mattina
Non fa che sospirare per la sua Valentina.
Dice: non vedo l’ora di vivere con lei.
Perchè non lo consoli?
Valentina.   Se potessi, il farei.
Ma se di qua men vado, cosa di noi sarà?
Felicita. Non lo potresti prendere, e far ch’ei stesse qua?
Valentina. Come?
Felicita.   Sei una donna che di saper pretendi,
E di riuscir in questo il come non comprendi?
Dimmi, sorella, il vecchio testè non mi ha creduta
Sposa di Baldissera?
Valentina.   È ver, se l’ha bevuta.
Felicita. Ad ambi egli non diede la libertade intera
Di venire in sua casa di giorno, e ancor di sera?
Valentina. Per me che non farebbe?
Felicita.   Dunque per te dei fare,
Ch’ei ci permetta in casa di poter alloggiare.
Di giorno già sappiamo che mio marito il crede,
Di notte con chi dorma il vecchierel non vede.
Valentina. Affè, non dici male; potria passar l’inganno.
Ma facciamo i sponsali.
Felicita.   Prestissimo si fanno.
Valentina. Chi batte? Vo a vedere. (va alla finestra)