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34 ATTO PRIMO
Fernando.   Moglie è d’un capitano,

Don Roberto chiamato, che serve il rege ispano.
All’Indie fu spedito fra gli altri militanti,
E gravida lasciolla, saran degli anni tanti.
Di lui nuova non s’ebbe dopo la sua partita;
Non si sa se sia morto, o se ancor duri in vita.
Dolente donna Placida, soletta e abbandonata,
Fu dalla moglie mia per grazia ricovrata.
Vissero poi fra loro con vero amor fraterno,
E della figlia nostra a lei diede il governo.
Luigi. Non m’ingannai nel crederla d’un’estrazion civile.
Fernando. Per educar fanciulle, donna non v’ha simile,
Saggia, prudente, accorta, provida ed amorosa.
Luigi. Desio ch’ella rimanga vicina alla mia sposa.
In nome mio vi prego, fatele il dolce invito.
Fernando. Ne proveranno entrambe un giubilo infinito.
Seco è avvezza mia figlia, dal dì che al mondo è nata;
Con amor donna Placida la giovane ha educata.
E in loro scambievole non dirò sol l’affetto,
Ma in giusta proporzione la stima ed il rispetto.
Luigi. Sortì donna Isabella ottima inclinazione,
Ma l’opera ha compita la buona educazione.
Voi nella figlia avete ricco tesor celato,
Ed io di possederlo son lieto e fortunato. (parte)

SCENA VII.

Don Fernando solo.

Fin che Isabella è meco, tutto l’amor m’impegna

Di sposo sì gentile a renderla più degna;
Ed uso cautamente col docile suo cuore
Ora la tenerezza, ed or qualche rigore.
Finchè la pianta è tenera, dei turbini all’insulto
Basta un picciol sostegno per reggere il virgulto.