Valentina. Mi ha chiamato?
Fabrizio. Ho chiamato. Sì, tre volte ho chiamato.
(alterandosi)
Valentina. S’io v’avessi sentito, non avrei ritardato, (con ardire)
Fabrizio. Si diventa anche sordi, quando vi è qualche intrico.
Valentina. Di che cosa parlate?
Fabrizio. Eh, so io quel che dico.
Valentina. Vi è qualcosa di nuovo?
Fabrizio. Favorisca, signora.
Chi è venuto da lei stamane di buon’ora?
Valentina. È venuto... è venuto... che so io? il muratore,
Il fornaio, il facchino, il sarto ed il fattore.
Fabrizio. È venuto, è venuto! parlatemi sincera.
Non è da voi venuto un certo Baldissera?
Valentina. Ah ah, ve l’hanno detto! Ecco, se a questa porta
Viene a pisciar un cane, tosto a voi si riporta.
S’io dico una parola, s’io faccio un gesto solo,
Vanno tutto al padrone a raccontar di volo.
Non fan che sindicare tutte le azioni mie,
Ed il padron che ascolta, dà pascolo alle spie.
Fabrizio. Queste spie che vi spiacciono, dunque mi han detto il vero.
E se voi vi scaldate, vi sarà il suo mistero.
Valentina. Certo! a ragion mi scaldo; non può venir da me
Chiunque mi pare e piace? Tutto ho da dir? perchè?
Chi sono in questa casa? Son schiava incatenata?
Di fare i fatti miei libertà mi è negata?
Non starei con un principe a tal condizione;
Trovatevi una donna, ch’io troverò un padrone.
Fabrizio. Ecco; basta ch’io parli, la sua risposta è questa:
Trovatevi una donna. Mi romperei la testa.
Valentina. Rompetevi anche il collo.
Fabrizio. Ingrata, menzognera.
Subito; vo’ sapere chi è questo Baldissera.
Valentina. Senza scaldarvi il sangue, subito ve lo dico:
Codesto è un galant’uomo, è un giovane pudico;